Riforma della giustizia: il no di Caritas alle esecuzioni immobiliari facili
La preoccupazione di Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, per la riforma del codice di procedura civile, che danneggerebbe soprattutto chi perde la casa perché non è riuscito a pagare il mutuo. “In questo momento difficile per il Paese, è necessario equilibrio tra necessità di velocizzare i processi e tutela persone in difficoltà”
Nella riforma del codice di procedura civile una partita importante è quella delle esecuzioni immobiliari. E il rischio, avverte Caritas Ambrosiana, è che si arrivi ad adottare una forma velocizzata delle esecuzioni immobiliari, a danno di chi così perde la casa perché, ad esempio, non è riuscito a pagare il mutuo a seguito della crisi economica causata dal covid. A destare preoccupazione è la lettura “troppo discrezionale” secondo la Caritas dell’articolo 560 del codice di procedura civile, cui darebbe adito la “Delega al Governo per l’efficienza del processo civile” che all’articolo 8 tratta del processo di esecuzione. “Non prestiamo il fianco a chi, magari con il pretesto di velocizzare i tempi, non si farebbe scrupolo a aumentare la sofferenza di chi perde la casa -spiega Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II -.Con lo sblocco delle esecuzioni immobiliari, il peso dei debiti che grava sulle famiglie e una crisi economica che ancora non vede uno sbocco, è un pericolo assolutamente da scongiurare”.
La formulazione dell’articolo 560 del codice di procedura civile, introdotta nel febbraio 2020, “frutto di un lavoro comune tra associazioni, professori universitari, magistrati aveva stabilito con grande chiarezza che chi perde la casa di residenza, perché non è più in grado di onorare il prestito chiesto per acquistarla, può continuare a viverci, fino a quando il giudice esecutore dell’asta non assegna l’immobile al nuovo proprietario che se l’è aggiudicato”, fatto salve alcune regole di comportamento: per esempio che non neghi l’accesso ai potenziali acquirenti o non lo danneggi.
Ora, invece, “questa indicazione semplice e ispirata al buon senso viene compromessa da un testo più complesso e in parte confuso che – questo è il timore di Caritas Ambrosiana – può lasciare spazio a interpretazioni sfavorevoli alla parte più debole in gioco, quella del debitore”.
“Siamo certi che questa non sia l’intenzione del Governo, per questo ci auguriamo che lo spirito di quella norma sia mantenuto anche nel nuovo testo di riforma -sottolinea Gualzetti- Tanto più in questo momento così difficile per il Paese, riteniamo necessario trovare una soluzione che tenga in equilibrio sia la necessità di velocizzare i processi, sia la tutela delle persone più in difficoltà”.
Dario Paladini