Reddito di cittadinanza. Basta narrazioni tossiche, “la povertà non è un crimine”

L’appello dell’Alleanza contro la povertà a istituzioni e media per tornare a parlare di come migliorare la misura in vista della legge di bilancio. Il portavoce Rossini: “Non possiamo ridurre il dibattito al tema dei furbetti. Dobbiamo ritornare a parlare di povertà”

Reddito di cittadinanza. Basta narrazioni tossiche, “la povertà non è un crimine”

Basta con le narrazioni “tossiche” sul Reddito di cittadinanza che vede i poveri come furbetti e fannulloni, occorre riportare il dibattito sulle questioni cruciali della povertà in Italia. È questo l’appello lanciato oggi dall’Alleanza contro la povertà durante la conferenza stampa dal titolo “La povertà non è un crimine” tenutasi presso l’associazione della Stampa Estera in Italia. Ad aprire i lavori dell’Alleanza - una realtà operativa dal 2013 e composta da 38 organizzazioni in rappresentanza di circa 4 milioni di cittadini - il portavoce Roberto Rossini. “Siamo qui per rivolgerci alle istituzioni e al Parlamento che in questi giorni discuterà la legge di bilancio per procedere alla riforma del Rdc - ha spiegato Rossini -. Noi riteniamo così com’è il Rdc sia insufficiente: viene erogato a poco più di 3,5 milioni di cittadini, mentre l’Istat certifica che i poveri assoluti in Italia siano 5,5 milioni. Tuttavia, siamo qui anche per dire che non possiamo ridurre tutto il dibattito sulla povertà a un difetto della legge, in particolare al tema dei furbetti. Dobbiamo ritornare sul merito delle questioni e parlare di povertà prendendo in considerazione le vere questioni legate a questo tema” Per Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, occorre rilanciare con forza la lotta contro la povertà.

“La povertà non è una colpa - ha affermato -, è una condizione che è frutto di un modello sociale ingiusto che deve essere cambiato”. Per Landini, occorre quindi “difendere l’idea che esista uno strumento come il Reddito di cittadinanza, che serve per impedire che le persone si trovino in una condizione di povertà e disagio, ma occorre migliorarlo attivando quei percorsi di inclusione sociale che permettono di uscire dalla povertà”. Per Vanessa Pellucchi, portavoce Forum del Terzo Settore, “il nostro Paese vive una povertà strutturale che si trascina ormai da anni, cresciuta inverosimilmente a causa della pandemia, soprattutto tra bambini e minori, i giovani, le donne e in genere i soggetti fragili come i disabili che hanno un’alta probabilità di accumulare svantaggi e di non riuscire a recuperare. Il Terzo settore svolge un ruolo fondamentale per contribuire a ridurre il disagio di tante persone e per avviare percorsi di reinserimento sociale e lavorativo; un lavoro che deve essere portato avanti in sinergia con enti locali ed istituzioni, e con la messa in campo di risorse e servizi adeguati”.

Sul tema dei “furbetti” è intervenuto Antonio Russo, vicepresidente delle Acli. “Non abbiamo sentito voci scandalizzate sui circa 130 miliardi annui che vengono sottratti alle finanze pubbliche per fenomeni di evasione e corruzione - ha affermato -. Se ragionassimo anche su questo ci sarebbero molte più risorse da investire sul tema della povertà in Italia”. Tuttavia, ha aggiunto Russo, il tema della povertà “non riguarda solo sfera economica, occorre rafforzare la rete del welfare territoriale”. Sul tema dei migranti, infine, Rossi sottolinea: “Non si comprende per quale ragione si chiede la residenza continua e il vincolo di 10 anni di permanenza in Italia. I migranti producono 30 miliardi di entrate nel nostro paese, ma per gli stessi vengono spesi solo 4 miliardi”. Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio dell'Ordine degli Assistenti Sociali, invece, si dice “sconcertato dal dibattito che strumentalizza e colpevolizza le persone vulnerabili e povere  - ha aggiunto durante la conferenza stampa -. È inaccettabile. Invito tutti quelli per cui il povero è un fannullone o un furbetto a venire con noi nei servizi e guardare queste persone negli occhi e farsi raccontare le loro storie”. Per Gazzi, le proposte di riforma ci sono e non provengono soltanto dall’Alleanza, ma anche dallo stesso Comitato istituito dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Tuttavia, conclude Gazzi, “questo governo e questo Parlamento mi sembrano un po’ pavidi nell’affrontare la povertà e l’esclusione”.

Per Domenico Proietti, segretario Confederale della Uil, il Reddito di cittadinanza “ha dimostrato di avere un ruolo decisivo per contrastare le povertà. La sua introduzione ha dato risultati positivi anche per contrastare le conseguenze sociali della drammatica pandemia da coronavirus. Il Reddito di Cittadinanza va difeso e migliorato, alla luce dell’esperienza di questi anni. Mettere in discussione il RdC sarebbe una tragedia per milioni di persone e per la tenuta sociale del Paese. Occorre, invece, aumentare l’efficacia dello strumento attraverso la modifica della scala di equivalenza, per meglio salvaguardare le famiglie numerose e i minori; la diminuzione degli anni di residenza per gli stranieri; l’investimento nella formazione, strumento fondamentale per l’inserimento lavorativo”. Per Andrea Cuccello, segretario confederale della Cisl, il Reddito di cittadinanza è una “conquista sociale” che va “tutelata e difesa da attacchi pretestuosi che vedono la povertà come una vergogna. È necessario  continuare a considerarlo un continuo work in progress e gli 8 punti proposti dall'Alleanza Contro la Povertà nel suo Position paper sono un ottimo viatico per come immaginiamo dovrebbe essere questo strumento”.

Per Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid, è “insopportabile dover ascoltare nel nostro Paese, ogni giorno, il rumore di fondo di una guerra senza quartiere ai poveri. Una guerra mossa con le parole troppo spesso da leader politici del tutto inconsapevoli del proprio ruolo nel modellare la narrazione pubblica del disagio di milioni di persone. Si tratta di persone, tantissime donne e migranti, le quali, lungi dall'essere furbi o fannulloni, non trovano rappresentazione adeguata nemmeno nel discorso pubblico se non grazie alle organizzazioni civiche e dunque - di conseguenza - vengono abbandonati da rappresentanze politiche incapaci di esigere diritti in parlamento e con gli atti di governo”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)