Mons. Jozic (nunzio), “salvare le vite umane. Migranti, nella morsa del freddo e del Covid”
Valico di confine di Kuznica-Bruzgi, tra Bielorussia e Polonia. Per proteggere le persone dal freddo invernale, il governo ha predisposto per l’accoglienza dei centri logistici, sistemando dei magazzini che si trovano a pochi chilometri dal confine. Sono ospitati in questi centri soprattutto donne e bambini. “Fuori”, invece, tra chi ancora tenta di superare a tutti il confine per entrare in Polonia, si continua a morire, per assideramento e stremo. Non ci sono cifre esatte sulle vittime. Purtroppo, a questa situazione, incombe anche lo spettro del Covid con i primi malati. Il nunzio apostolico di Bielorussia al Sir: "Rispettare la dignità di ogni persona e salvare la vita umana devono essere gli imperativi, al di là di ogni considerazione e schieramento politico. Per questo abbiamo invitato le autorità di tutti i Paesi interessati ad agire con decisione e rapidità per trovare soluzioni almeno temporanee”.
“Le temperature sono diventate rigidissime. Possono scendere, soprattutto di notte, molto sotto lo zero. In questo momento a Minsk sta nevicando. E’ impensabile che donne e bambini possono stare in queste condizioni fuori, senza riparo”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, il nunzio apostolico nella Repubblica di Bielorussia, l’arcivescovo Ante Jozic, parla delle condizioni dei migranti che si trovano sul valico di confine di Kuznica-Bruzgi. Chiarisce subito di non essere stato di persona sul posto e di non avere quindi informazioni dettagliate, ma solo notizie che ha ricevuto dalla delegazione della Caritas di Bielorussia che tramite la Croce Rossa è riuscita a portare ad un centro logistico sul confine vicino a Grodno due pulmini pieni di aiuti di prima necessità, raccolti nelle parrocchie delle chiese cattoliche del Paese per i migranti. Per proteggere queste persone dal freddo, il governo ha predisposto per l’accoglienza dei centri logistici, sistemando dei magazzini che si trovano a pochi chilometri dal confine. “Sono ospitati in questi centri soprattutto donne e bambini con pochi uomini”, dice il nunzio. Gli uomini invece sono rimasti nei boschi vicino al confine sistemati forse solo dentro le tende.
Intanto, “fuori”, tra chi ancora tenta di superare a tutti il confine per entrare in Polonia, si continua a morire. “Ci sono bimbi di pochi anni, alcuni hanno pochi mesi”. Non ci sono cifre esatte sulle vittime, per assideramento e stremo. Purtroppo, a questa situazione, incombe anche lo spettro del Covid con i primi malati.
Tutto avviene ai “confini” dell’Europa. Qui si intrecciano storie di disperazione, fuga da paesi in conflitto e il sogno di raggiungere la Germania in cerca di una vita migliore. Provengono dai diversi Paesi del Medio Oriente e dei Paesi vicini. Siria, Iraq, Afghanistan. Ma anche dall’Africa. “Molti di loro prima di mettersi in viaggio, hanno venduto tutto. Non hanno lasciato niente nelle loro case perché era un viaggio di sola andata. Come fanno ora a tornare indietro?”, dice il nunzio. Arrivati in Bielorussia, si ritrovano bloccati. Non è necessario arrivare fino a Grodno per vederli. In città, a Minsk, si contano migliaia di migranti in attesa di avviarsi verso il confine dell’Unione Europea.
Il problema è che ora i migranti non possono andare né avanti né indietro. Tra fame, freddo ma soprattutto il non sapere dove andare e quando, “sono uomini, donne e bambini che vivono nella disperazione”.
Domenica scorsa i vescovi bielorussi hanno lanciato un appello alla solidarietà e le parrocchie hanno risposto, raccogliendo vestiti caldi, cibo e prodotti per bambini. “C’è stata una risposta di generosità – racconta il nunzio – tenendo conto che il Paese si trova a vivere un periodo di grande crisi economica peggiorata dalla pandemia da Covid. Qui, molte persone hanno perso il lavoro. Ci sono famiglie monoreddito che sono rimaste senza entrate. I prezzi sono saliti alle stelle con rincari anche del 15 e del 20 per cento senza calcolare la svalutazione della valuta locale di 25-30 per cento rispetto allo scorso anno. Già per chi ha un lavoro e uno stipendio medio, è difficile andare avanti”.
Nei giorni scorsi il nunzio aveva pubblicato una dichiarazione. “Indipendentemente dall’attuale crisi politica in Bielorussia – scriveva -, la crisi dei migranti richiede urgenti soluzioni concrete e la solidarietà di tutti per soddisfare i bisogni delle persone, in particolare bambini e donne”. “Sono loro la priorità. Rispettare la dignità di ogni persona e salvare la vita umana devono essere gli imperativi, al di là di ogni considerazione e schieramento politico. Per questo – ci spiega il nunzio – abbiamo invitato le autorità di tutti i Paesi interessati ad agire con decisione e rapidità per trovare soluzioni almeno temporanee”. “In questo momento, tutti hanno bisogno di solidarietà per trovare la soluzione migliore per chi è alla frontiera. È impossibile limitarsi a guardare le migliaia di persone sull’orlo della vita o della morte, in attesa di soluzioni a lungo termine”.
“I recenti contatti dei politici europei con le autorità bielorusse e le loro azioni comuni concrete – osserva il nunzio – promettono una via d’uscita dall’attuale crisi migratoria. È necessaria ed urgente una maggiore collaborazione tra l’Europa e i Paesi interessati per regolarizzare e controllare tutti i flussi migratori per evitare in futuro simili sorprese e per non mettere a repentaglio vite umane delle persone innocenti”.
Da Minsk, infine, mons. Jozic si fa portavoce di una richiesta di aiuto: “è necessario aiutare gli istituti di beneficenza ecclesiastici in Bielorussia e in Lituania per venire incontro alle urgenti necessità dei migranti finché non si trovi una soluzione duratura per loro”.