Migliora la qualità della vita. Una riflessione a partire dal rapporto sulla Qualità della vita 2021, promosso da Il Sole 24 ore
Emerge un’Italia tripartita dall’immagine proposta dal Rapporto sulla Qualità della vita 2021 pubblicato da Il Sole 24 Ore: un Nord che viaggia con sicurezza, un Meridione che arranca e un Centro che si colloca a cerniera.
Il 2021 ha visto un paese capace di rialzarsi dopo l’esperienza del 2020 quando è stato colpito alla sprovvista dalla pandemia. La battaglia non è ancora stata vinta, ma il successo della campagna vaccinale ha permesso la ripresa di molte attività e una maggiore vita sociale, anche se molte sfide sono davanti a noi.
Emerge un’Italia tripartita dall’immagine proposta dal Rapporto sulla Qualità della vita 2021 pubblicato da Il Sole 24 Ore: un Nord che viaggia con sicurezza, un Meridione che arranca e un Centro che si colloca a cerniera in un Paese che altrimenti proverebbe la convivenza di due mondi molto distanziati tra loro.
Le indicazioni, che ricaviamo da alcuni dati, sono incoraggianti il 2021 è stato un tempo di ripresa. Nelle province italiane rispetto all’anno precedente è cresciuta la produttività del 7,5%, crescono del 18,5% le start up innovative, le imprese hanno utilizzato meno la Cassa integrazione (il dato provvisorio indica 37,8% di ore autorizzate). Tuttavia le famiglie che hanno fatto ricorso al reddito di cittadinanza (aumentate del 13,9%) ci ricordano che l’andamento dell’occupazione mostra la frattura tra lavoratori con contratti stabili tutelati, che iniziano a tornare in piena attività, e lavoratori precari meno tutelati, che subiscono gli effetti delle chiusure. Ma la qualità della vita si ricava da molti altri fattori, oltre quelli economici vanno considerati quelli relativi alla cultura, alla salute, all’ambiente, ai servizi e alla sicurezza. A tutti questi il rapporto quest’anno aggiunge le pari opportunità tra i generi e l’attenzione alle generazioni (bambini, giovani e anziani).
Mentre lo scenario complessivo, tutto sommato, appare positivo, quando si specificano le posizioni delle province nella classifica proposta dal Rapporto si evidenzia la grande fratture che vede tutte le province del Sud collocarsi nelle ultime posizioni, mentre quasi tutte quelle del Nord essere tra le prime. Eccetto gli indicatori sulle proposte culturali e quelli di sostenibilità ambientale che formano classifiche più variegate, negli altri casi la fotografia rimane sempre la stessa.
Per colmare il divario si sottolinea l’importanza di investire le risorse che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedicano ai territori del Meridione. Da un lato vanno promossi i soggetti che hanno forza vitale dalle imprese e filiere produttive già esistenti e protagoniste sui mercati, alle realtà della società civile. Dall’altro lato c’è, però, bisogno di una maggiore capacità delle amministrazioni che risultano meno organizzate e meno efficaci a proporre progetti, mentre bisognerebbe contrastare le diverse realtà che vivono di assistenzialismo – siano esse pubbliche o private – perché finiscono per consumare la qualità della vita dei cittadini, invece di promuoverla.