Mi accarezza l’anima. Eugenio Scalfari: un non credente con la sete di Infinito
La parola “ricerca” è stata quella più declinata da Eugenio Scalfari ed è sempre andata più in alto e più lontano della parola “dubbio”.
“Si professava non credente seppure negli anni in cui l’ho conosciuto io rifletteva profondamente anche sul senso della fede. Sempre si interrogava sulla presenza di Dio, sulle cose ultime e sulla vita dopo questa vita. Parlavamo di fede e laicità, di quotidianità e di grandi orizzonti dell’umanità, del presente e dell’avvenire, del buio che può avvolgere l’uomo e della luce divina che può illuminare il cammino”. È un ritratto di Eugenio Scalfari che Francesco ha voluto affidare al giornalista Domenico Agasso nel giorno, 14 luglio, della morte del fondatore e direttore di “la Repubblica” e “L’Espresso”. Un ritratto che viene dai numerosi colloqui a Santa Marta tra un papa e un “uomo di straordinaria intelligenza e perennemente in ricerca del senso ultimo degli avvenimenti”.
La parola “ricerca” è stata quella più declinata da Eugenio Scalfari ed è sempre andata più in alto e più lontano della parola “dubbio”.
C’è una affermazione della sua autobiografia “L’uomo che non credeva in Dio” (2008) che al riguardo è illuminante: “Bisogna dimenticarsi di sé per conoscere l’altro senza invaderlo, bisogna modificare la grammatica della psiche per passare dall’io e dal tu al noi. L’amore vero dà riposo e beatitudine”.
Non si tratta di forzare il pensiero del laico Eugenio Scalfari ma di cogliere nella sua storia un segno “altro” accanto a quelli ricordati nei giorni del commiato. Aiuta a rintracciarlo il messaggio che Paolo VI rivolse agli uomini di pensiero alla fine del Concilio (1965): “Ricordate le parole di un vostro grande amico Sant’Agostino: ‘Cerchiamo con il desiderio di trovare e troviamo con il desiderio di cercare ancora’. Felici sono coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri. Felici coloro che, non avendola trovata, marciano verso essa con cuore sincero: che essi cerchino la luce futura con i lumi di oggi, fino alla pienezza della luce!”.
Parole che risuonano nel tempo in cui la Chiesa del Sinodo, del camminare insieme, si pone in ascolto del mondo, della cultura, di quanti vivono il pensiero come dono, dovere e responsabilità. Nell’autobiografia “Incontro con Io” del 1994 scriveva così dei ricordi del passato che si intrecciavano con la fragilità della vita: “Non è affatto una sensazione sgradevole, non mi procura né allarme, né disagio. Anzi mi accarezza l’anima…”.
L’anima andava oltre il tempo e lo spazio. Si professava non credente, un funerale laico è stato celebrato per lui, molte sono state le espressioni di amicizia, gratitudine, stima. Da lui, dalla sua passione per la ricerca di senso, è venuta e viene la conferma che l’uomo è esigenza di Infinito e che la sua ragione costitutivamente reclama l’Infinito. A modo sua ha accarezzato l’anima.