Libri di testo e religione di Stato. La questione della religione cattolica non più religione dello Stato dovrebbe essere ben nota a tutti
Un articolo sul Corriere della Sera in cui c'è molto riguardo al mondo della scuola, al significato dell’insegnamento e all’importanza di dedicare attenzione agli strumenti didattici.
Un articolo molto garbato di un insegnante di liceo e università (Marco Ricucci) sul “Corriere della Sera” online fa riflettere sul fatto che un libro di testo in adozione nelle scuole – un libro di storia e geografia – sottolinei come la religione cattolica sia la “religione dello Stato”. In particolare, le parole esatte del testo sono: “Religione ufficiale della nostra Repubblica è il cattolicesimo, il cui simbolo, il crocifisso è di regola esposto nelle scuole in ottemperanza a un decreto regio degli anni Venti del secolo scorso e in diversi luoghi pubblici come ospedali e tribunali”.
Il professore sottolinea come lo svarione del libro di testo gli sia stato segnalato da una allieva, nell’ambito delle lezioni di approfondimento dedicate proprio alla Costituzione italiana. Non solo, l’autore dell’articolo sottolinea come “raggio di sole” il “ragionevole dubbio” sollevato proprio da una studentessa rispetto a quanto scritto su un libro di testo. “Una ragazza di quindici anni – scrive – mi ha mostrato che esiste il senso critico a livello embrionale. E mi ha fatto riscoprire il ruolo educativo, sociale e pubblico che noi docenti abbiamo nei confronti delle nostre alunne e dei nostri alunni, futuri cittadini in un Paese dove ciascuno è libero di professare la propria religione ed esprimere il proprio senso religioso-spirituale nel rispetto degli altri”.
C’è davvero molto, in questo articolo, riguardo al mondo della scuola, al significato dell’insegnamento e all’importanza di dedicare attenzione agli strumenti didattici.
La questione della religione cattolica non più religione dello Stato dovrebbe essere ben nota a tutti. La Costituzione italiana lo precisa, ben prima della revisione del Concordato Lateranense (1984) che abolisce espressamente il contenuto trascinato nel corso della storia e appartenente ancora allo Statuto Albertino per cui, appunto, “la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato”. Peraltro, ancora nell’articolo del Corriere, sempre Ricucci annota come “secondo l’orientamento didattico più aggiornato, lo stesso IRC (Insegnamento della Religione Cattolica), pur avendo un contenuto confessionale (perché riguarda una specifica confessione religiosa, cioè quella cattolica), ha una modalità di approccio al fenomeno religioso in generale, e in particolare a quello cristiano-cattolico, di tipo storico-critico: perciò, nel favorire il pieno sviluppo della persona umana, è facoltativo e, nello stesso tempo, offerto a tutti: credenti e non credenti”. Non solo, l’articolista accenna anche alla “vexata quaestio” del crocifisso nelle aule scolastica, sostenendo di volerla evitare per evitare di contrapporre laicità e laicismo. Però, insiste, “occorre una corretta informazione sui manuali di storia, in uso presso le scuole pubbliche cioè statali e paritarie, e una imprecisione del genere, come sopra indicata, non si può derubricare a lapsus calami, in quanto è inerente a un principio democratico dell’ordinamento della Stato della Repubblica italiana e riguarda il nostro vivere civile, in una società multireligiosa”.
Parole da sottoscrivere, insieme alla delicatezza, non usuale, in verità, con cui è stato affrontato l’argomento. E di nuovo torna il “raggio di sole”: compito della scuola, dei docenti in particolare, non è quello di “indottrinare”, offrire risposte “concluse” e definitive ai propri allievi, ma di far crescere quel senso critico che Ricucci ha riconosciuto nella sua allieva. Con informazioni corrette, certo e con la passione e delicatezza che occorrono quando ci si approccia a giovani in formazione.