“La povertà non è una colpa”. Il ministro e lo 'stereotipo' da non assecondare
Nel mezzo della discussione sulle modifiche al Reddito di Cittadinanza il titolare del dicastero del Lavoro e Politiche sociali, Andrea Orlando, punta in dito contro l’idea che essere poveri sia una colpa, stereotipo “che sta prendendo piede”: “Milioni di persone in difficoltà, nessuno va lasciato sul ciglio della strada”
Sta prendendo piede uno stereotipo che non bisogna assecondare, quello secondo cui essere poveri sia una colpa. Non è così e, soprattutto se si discute della misure di contrasto alla povertà e nello specifico del Reddito di Cittadinanza, occorre essere consapevoli delle difficoltà che vivono milioni di persone. E’ in sintesi il cuore del pensiero del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, ribadito ieri nel corso di un intervento al 53esimo Incontro nazionale di Studi delle Acli.
“Oggi – ha affermato Orlando in un videomessaggio - sul Reddito di Cittadinanza si è polarizzata una certa retorica: che lo strumento abbia limiti e che abbia margini di miglioramento è innegabile. Ma la povertà esiste ed è bene che ci sia uno strumento che la contrasti e anche i dati numerici vanno guardati con la massima attenzione perché si tratta sempre di persone, pensiamo ad esempio che una grossa fetta della platea di beneficiari non ha neanche la licenza media. Ecco quindi, riflettiamo insieme su come migliorarlo, consapevoli che le difficoltà per milioni di persone ci sono e che non bisogna assecondare una sorta di stereotipo che sta prendendo piede, e cioè che essere poveri sia una colpa. La pandemia ci ha dimostrato che ci vuole davvero poco per essere risucchiati nel vortice dell’indigenza e come paese, come sistema sociale, abbiamo bisogno di avere strumenti che siano efficaci”.
Facendo riferimento al titolo scelto dalle Acli per l’iniziativa, cioè “Comunità e lavoro, vie per la bellezza”, il ministro del Lavoro afferma che “le strade per la bellezza sono quelle che riescono ad accompagnare le persone alla propria realizzazione e che non lasciano nessuno sul ciglio della strada: spesso possono essere sterrate, piene di curve, sconnesse, e per questo spetta ad ognuno di noi, in particolare le istituzioni, renderle, nel rispetto dei dettami costituzionali, per quanto più è possibile, percorribili e che comunque abbiano ben visibili le indicazioni di un futuro migliore”.
Nel suo intervento il ministro ha spaziato anche su altri temi: Orlando ha ammesso che “per troppo tempo formazione e lavoro non hanno dialogato abbastanza”, ribadendo che “molti sforzi del Governo stanno andando in questa direzione e cioè quella di far dialogare mondo produttivo e formazione”. “Nel PNRR – ha spiegato - abbiamo posto le basi per sviluppare un piano sulle nuove competenze, sia con vecchi che nuovi strumenti, come la Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori. Proprio su quest’ultima voce stiamo dialogando con le Regioni e con Anpal per una riforma che sia condivisa e che possa trovare la massima efficacia nella sua declinazione territoriale. E proprio per questo è importante il metodo di coinvolgimento sia con gli enti locali che con i corpi intermedi e il Terzo settore ed è il motivo per cui ho istituito, qualche settimana fa, un tavolo per discutere di ammortizzatori sociali e politiche attive: il lavoratore deve avere l’opportunità di formarsi sempre, non si deve aspettare la crisi d’impresa o la disoccupazione, anche perché rinnovare le competenza è sempre un punto di forza. La persona deve rimanere sempre al centro, anche di fronte alle misure di contrasto alla povertà”.