La parola. Ingiustizia? No, grazie. L'intervento di don Dante Carraro, Medici con l'Africa Cuamm
La pandemia planetaria attende una risposta globale, ma si scontra con ostacoli quotidiani come i prezzi maggiorati che l’Africa è costretta a pagare per i vaccini. Il Cuamm lancia un nuovo progetto
Ogni giorno nel nostro lavoro in Africa ci scontriamo di fronte a tante ingiustizie. Non è giusto che una mamma muoia a causa del parto o che un bambino soffra per malnutrizione acuta. Non è giusto che manchino medici, infermieri e ostetriche per aiutare chi soffre. In quest’anno di pandemia, in Africa, le ingiustizie si sono amplificate. I bambini non ricevono più i consueti vaccini, le donne partoriscono lontano dall’ospedale, i malati cronici non vengono seguiti. Il Covid ha aumentato le distanze e tenuto lontana la gente dai servizi sanitari, per paura.
Davanti a un’emergenza globale, l’unica risposta possibile deve essere globale. Serve un piano vaccinale per l’Africa e per i Paesi poveri. È di questi giorni la notizia che i primi vaccini cominciano ad arrivare anche lì. La Cina ha fornito dosi del suo vaccino a Paesi come Mozambico e Senegal. Le prime dosi fornite dal Covax, l’iniziativa per la distribuzione equa dei vaccini nel mondo, sono giunte in Ghana. Sono belle notizie che danno speranza a un continente che ancora una volta è rimasto indietro.
Ma non basta. Così come in Italia, servono più dosi. È una questione di solidarietà, prima di tutto, ma anche di sicurezza di tutti. Il virus circola velocemente, non guarda i confini e le frontiere e più il tempo passa più aumenta il rischio di varianti.
Entro la prima metà del 2021, il Covax garantirà vaccini solo per il 5 per cento della popolazione africana. Finora sono stati raccolti solo 2 miliardi di dollari dei dieci necessari per avere una immunità “comunitaria”.
I costi spropositati
Ci sono grandi ingiustizie poi anche sui costi dei vaccini. Per esempio, il Sudafrica acquista il vaccino AstraZeneca a un prezzo 2,5 volte più alto rispetto a quello a cui lo compera l’Europa. È necessario fare scelte più coraggiose, come quella di una sospensione temporanea del brevetto e quella di produrre più vaccini consentendo ai diversi centri produttivi (India e Brasile in particolare) di aumentare le quantità. Il rischio è quello che si ripeta un’ulteriore ingiustizia: la disuguaglianza vaccinale.
Chi conosce l’Africa sa poi che non basta acquistare i vaccini e farli arrivare nelle capitali. La sfida più grande è che una dose diventi un vaccino e arrivi nel villaggio più sperduto, alla persona più lontana. Le vaccinazioni mettono a nudo le debolezze di un sistema sanitario. Dietro a una campagna vaccinale ci sono attività concrete. Per prima cosa il vaccino deve arrivare a destinazione e ben conservato. Dalla capitale va trasportato nei punti vaccinali, negli ospedali e poi da questi ai centri sanitari fino ai villaggi. Serve un sistema logistico che funzioni, compresa la ‘catena del freddo’ che garantisca le temperature necessarie. Ci sono poi cose anche più elementari, ma non scontate, da garantire: le siringhe, il cotone, l’alcol. Serve personale formato che somministri il vaccino. Infine c’è la sfida dell’accettabilità culturale da parte delle comunità, che si supera solo con l’informazione.
“Un vaccino per ‘noi’”
Questa pandemia ci ha dimostrato, ancor una volta, quanto fragili e vulnerabili siamo. Solo unendo le forze, possiamo vincere. Lo abbiamo detto tante volte e non ci stancheremo di ripeterlo: «Nessuno si salva da solo». Questa battaglia riguarda noi qui, in Italia, ogni giorno, ma ci invita ancora di più a pensare all’Africa, perché non si generi l’ennesima ingiustizia. Siamo piccoli rispetto ai grandi del mondo, però possiamo essere tanti. Insieme, singoli, gruppi, associazioni, istituzioni e imprese, uniti per il diritto alla cura e alla salute per tutti.
Per questo, in questi giorni abbiamo lanciato un appello forte perché tutti si sentano coinvolti: “Un vaccino per ‘noi’” è un progetto con cui vorremmo contribuire a vaccinare la popolazione a cominciare dagli operatori sanitari con cui collaboriamo negli ospedali in cui siamo presenti, con l’obiettivo concreto di raggiungerne 20.000.
Il nostro impegno è di portare il vaccino prima di tutto a loro, che sono i più esposti, non da super eroi, ma da professionisti seri e affidabili, che si mettono al servizio dei bisogni di sistemi sanitari già debolissimi prima della pandemia e che adesso rischiano di crollare.
don Dante Carraro
Medico, prete e direttore
Dante Carraro (Pianiga, 1958), è prete della Diocesi di Padova dal 1991 e dal 2008 è direttore di Medici con l’Africa Cuamm, realtà di cui è stato a lungo vicedirettore. Nel 1983 si laurea in medicina a Padova dove, quattro anni dopo, consegua la specialità in cardiologia. Nel 2012 riceve il Premio medico manager dell’anno della Simm.