L’inesorabile questione demografica. Serve un impegno concreto per non trasformare l’Italia in un mesto ospizio
Un mondo dove ci sono pochi bambini non prevede investimenti in asili, scuole, insegnanti, palestre ma richiederà spazi sociali, case di riposo “ospedalizzate”, tutto un vivere ri-tarato per una popolazione anziana.
L’Italia sembra non accorgersi che il suo problema principale nei prossimi anni non sarà il Pil altalenante, la questione sanitaria o le liberalizzazioni delle licenze taxi. Bensì la demografia. Non è un’opinione, ma la matematica a dirci che nel 2050 gli italiani saranno almeno 10 milioni meno di oggi, e a fine secolo staremo attorno ai 40 milioni di italiani residenti, rispetto ai quasi 60 di oggi.
In più, quegli italiani liofilizzati avranno un’età media da… casa di riposo. Non è solo una banale questione di chi pagherà le pensioni e l’assistenza a tutti questi anziani: è che – avanti così e considerando che dal 2008 il trend negativo è addirittura crescente di anno in anno – dovremo proprio ripensare l’intera struttura della società italiana.
Un mondo dove ci sono pochi bambini non prevede investimenti in maternità e pediatri, asili, scuole, insegnanti, palestre e strutture sportive. Richiederà invece spazi sociali, case di riposo “ospedalizzate”, tutto un vivere ri-tarato per una popolazione anziana. Che ha bisogno di servizi di prossimità, ad esempio, e non di enormi centri commerciali situati nelle lontane periferie.
Situazione irreversibile? A quanto pare sì. E delude il fatto che le enormi risorse che arriveranno attraverso il Pnrr stiano trovando molteplici direzioni, salvo quella di dare un decisivo sostegno alla maternità. Ripeto: decisivo sostegno, che significa determinare le condizioni per un decisivo cambio di rotta. Quindi non qualche ridicolo bonus bebè o una riformulazione degli assegni familiari che spostano le briciole da una parte del tavolo all’altra.
Si deve considerare che i figli sono il futuro, altrimenti è solo una più o meno rapida decadenza sempre più complicata, tra l’altro. Ma il punto non è la mancia da dare a chi vuole generare figli: è cambiare una mentalità per la quale fare figli è un’opzione messa alla pari con il comprarsi un animale domestico o farsi abbondanti vacanze all’estero.
Impegna tutti gli attori sociali interessati a non trasformare l’Italia in un mesto ospizio; chiaramente il Governo deve fare la sua parte e valutare le priorità con cui assegnare le risorse economiche, premiando sostanziosamente chi investe sulla genitorialità. Se non ora, quando?