Il clima non entra nel dibattito. Le drammatiche parole (ignorate) di Draghi
Dobbiamo essere onesti verso noi stessi e i nostri cittadini: stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo. Le conseguenze di un tale aumento delle temperature sarebbero catastrofiche».
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha pronunciato queste parole venerdì 17 settembre all’incontro in remoto organizzato dal presidente Biden con i Paesi membri del Forum delle maggiori economie in vista del summit sul clima (Cop26) che si terrà a novembre a Glasgow. Le parole del premier hanno scoperchiato il vaso di pandora: nonostante le dichiarazioni altisonanti che abbiamo ascoltato nei recenti G20 per ambiti, nonostante il Green new deal europeo e gli indirizzi di Next generation Eu, gli impegni presi nel 2015 a Parigi non sono stati rispettati. E lo stesso vertice scozzese rischia di fallire, ne è convinto il segretario generale dell’Onu António Guterres.
Lo stesso Draghi ha elencato gli incendi australiani, lo scioglimento dei ghiacciai alpini e l’acqua sempre più alta di Venezia come le inondazioni senza precedenti in Germania: è capitato tutto nel 2021, ma tra il green pass per andare al lavoro, la scuola che riparte e la terza dose del vaccino, rischiamo di essercene già dimenticati. E la conferma viene proprio dai cugini tedeschi, che si apprestano a voltar pagina dopo 16 anni di Merkel, ma nei sondaggi non premiano quei Verdi che in passato sono stati molto più forti di ora.
Perché questi temi non riescono a entrare per davvero nel dibattito pubblico? Perché le parole drammatiche di Draghi non hanno avuto la giusta eco? Di fronte al vaccino, tutti virologi; di fronte al clima, tutti struzzi. È il momento di fare tutti un passo in avanti: mettiamo in discussione le nostre abitudini, acquistiamo con consapevolezza, i grandi della terra si adegueranno. A partire dal pre-Cop summit che si apre giovedì prossimo a Milano.