Guardare a un nuovo inizio. Bisogna fare tutto il possibile per guardare avanti, per cercare la normalità
Cercare di tornare alla normalità vuol dire anzitutto ripristinare il flusso corretto di dinamiche relazionali come quelle che la scuola offre in maniera speciale.
Scuola in presenza. È questo l’obiettivo che il Ministero ha ben chiaro per l’avvio del prossimo anno scolastico e lo scrive al mondo della scuola in una nota che accompagna le indicazioni dell’ultimo Comitato tecnico scientifico.
“In vista dell’avvio del prossimo anno scolastico 2021/22, l’obiettivo prioritario è quello di realizzare le condizioni atte ad assicurare la didattica in presenza a scuola, nelle aule, nei laboratori, nelle mense, nelle palestre, negli spazi di servizio, nei cortili e nei giardini all’aperto, in ogni altro ambiente scolastico. Occorre riuscire a costruire (e a ricostruire) le condizioni relazionali e sociali che forniscono il substrato vitale per l’apprendimento, la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni”. Così si legge, senza mezzi termini, nel testo ministeriale indirizzato a tutti i dirigenti scolastici.
In effetti siamo di fronte a una sfida decisiva: dopo l’ultimo anno segnato dalla pandemia e dalla Dad, la famigerata “didattica a distanza” – che forse vuol dire “distanza dalla didattica”, visti i risultati davvero poco incoraggianti di cui si è parlato a fine anno scolastico – il ritorno alla normalità per il mondo della scuola – e soprattutto per gli studenti e le loro famiglie – appare come un obiettivo imprescindibile.
Abbiamo conosciuto un periodo di forti contraddizioni, di disuguaglianze, di gravi disagi personali e famigliari, di dispersione e abbandoni. Un periodo di cui porteremo – studenti in prima fila – importanti conseguenze (gli allarmi di psicologi e psichiatri si moltiplicano). Dunque cercare di tornare alla normalità, che vuol dire anzitutto ripristinare il flusso corretto di dinamiche relazionali come quelle che la scuola offre in maniera speciale, vuol dire guardare avanti e scommettere sul futuro.
Non ci sono incertezze nella nota del Ministero: “Il Cts – si spiega – considera prioritaria la completa ripresa della didattica in presenza, sia per l’essenzialità del valore formativo, che per ‘l’imprescindibile e indispensabile’ suo apporto allo sviluppo della personalità e della socialità degli studenti, provati da lunghi periodi di limitazione delle interazioni e dei contatti sociali. La Scuola, in quanto comunità educante, è ben consapevole di tale necessità. È necessario continuare ad adoperarsi a tutti i livelli per consentire, sin dall’inizio dell’anno, lo svolgimento in sicurezza delle lezioni in presenza e per evitare per quanto possibile, nell’auspicio di una prossima uscita dalla fase emergenziale, il ricorso alla didattica a distanza”.
Questa la prospettiva, dunque. Per la quale occorrono però precise condizioni che vanno dalla vaccinazione di studenti e personale scolastico – “strumento principale per consentire l’ordinario svolgimento in presenza delle attività didattiche” – al rispetto delle regole di distanziamento, all’uso delle mascherine, all’organizzazione puntuale di trasporti e di protocolli per entrate/uscite da scuola, così come di modalità per fronteggiare eventuali emergenze che dovessero presentarsi, come ad esempio casi di contagio, quarantene…
Tutto questo è importante. Più ancora, però, è indispensabile una consapevolezza collettiva del Paese, e precisando meglio di quella “comunità educante” cui fa riferimento la stessa nota del Ministero. Bisogna fare tutto il possibile per guardare avanti, per cercare la normalità, per evitare paure e informazioni discutibili (le polemiche su no vax e boh vax sono note a tutti). Bisogna scommettere sul futuro insieme, senza incertezze. Altrimenti chi pagherà il prezzo più alto saranno le nuove generazioni.