Giornata caduti: mons. Marcianò (Omi), “insegnamento di cui hanno bisogno i nostri giovani, per fuggire i pacifismi sterili e gli slogan vuoti”
La testimonianza “viva, istruttiva e formativa” dei caduti militari e civili nelle Missioni internazionali è “l’insegnamento di cui hanno bisogno i nostri giovani, per fuggire i pacifismi sterili e gli slogan vuoti e imparare a intercettare il grido di chi è oppresso dall’ingiustizia, dalla povertà, dalla violenza, con la stessa tenacia con cui stanno intercettando il grido della terra e gridano, a loro volta, per svegliare la coscienza di un mondo ripiegato su se stesso e sul proprio consumismo individualista, ignaro della devastazione che ciò procura all’ambiente”.
È quanto ha affermato l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, durante la messa celebrata questa mattina, a Roma, nella basilica di santa Maria in Ara Coeli, nella Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali di supporto alla pace. Giornata istituita con la Legge 12 novembre 2009 n.162, in concomitanza dell’anniversario dell’attentato di Nassiriya, in cui persero la vita 19 connazionali, 17 militari e due civili.
L’esempio dei caduti, come quello dei feriti, questi ultimi definiti “straordinari esempi di rinascita”, invita, ha detto l’arcivescovo castrense davanti al Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e ai vertici militari, “a guardare “oltre se stessi. È quanto sanno fare donne e uomini delle Forze Armate Italiane, è quanto hanno saputo fare i nostri caduti. Impostare la vita non nella corsa alla soddisfazione di esigenze o ambizioni egoistiche, ma nella ricerca di quel bene comune che è per tutti e offre, a chi lo persegua, la possibilità di sperimentare la gioia di quanto invita a fare Gesù: perdere la propria vita per mantenerla viva” come recitano le Scritture. “Non siamo nati per morire, siamo nati per questo: per restare vivi! E la vita, che si consuma naturalmente, si mantiene viva solo se è volontariamente consumata per una ragione d’amore”. “Contro la logica della prevaricazione, della guerra, dei totalitarismi che tolgono libertà, il servizio dei militari italiani cerca di lottare, non solo con la dedizione e la competenza ma anche, direi, con la prontezza, quella di chi non si tira indietro, pagando un tributo spesso pesante per contrastare l’indifferenza”. Prontezza mostrata anche “nei diversi servizi di emergenza, di ordine, di soccorso, di sanità in tempo di pandemia che non pochi morti ha provocato tra i nostri militari”. “Guardare oltre è guardare in Alto – ha aggiunto mons. Marcianò -. Se i nostri caduti hanno saputo dire sì a una vita donata e a una morte vissuta per amore è perché hanno continuato a guardare in alto. Così, non si sono sentiti soli nello scegliere di perdere la propria vita; così, non si sono sentiti soli durante la morte. E il loro sguardo, dall’alto, non fa sentire soli voi, familiari, colleghi, amici. Non fa sentire soli neppure noi, Chiesa, famiglia che tiene nel cuore della sua affettuosa preghiera i caduti e i feriti, dicendo per tutti loro e a tutti loro un commosso grazie”.