Educarci alla cura dell’ambiente. Una riflessione a partire dal rapporto Istat sui comportamenti ambientali degli italiani
Il rapporto segnala che l’andamento della sensibilità è molto influenzata dalla pressione dei media e dalla presenza di movimenti di protesta.
Carenza d’acqua, temperature sempre più alte, incendi nelle campagne e nelle città, difficoltà a trovare spazi per raccogliere i rifiuti e investire in impianti per il loro riciclo: ogni anno l’estate ci ricorda il ritardo che abbiamo nell’affrontare la crisi ecologica. E ogni anno la situazione peggiora un pochino. Ci lamentiamo e subiamo le conseguenze di fenomeni che sembrano ingovernabili.
Eppure, sembrerebbe che la sensibilità dei cittadini sulle tematiche ambientali sia diminuita rispetto agli ultimi anni. Almeno così descrive un Report Istat su” Preoccupazioni ambientali e comportamenti ecocompatibili” pubblicato di recente. Nel 1998 ad esempio il problema maggiormente percepito era l’effetto serra che preoccupava circa il 60% degli italiani (oggi raggiungono il 34,9%). Ora solo le prime due questioni raccolgono l’attenzione di circa metà della popolazione: sono infatti preoccupati il 52,2% dei cambiamenti climatici e il 51,5% dell’inquinamento dell’aria. La terza in classifica tra i temi principali – smaltimento e produzione di rifiuti – impensierisce il 44.1% delle persone.
Il rapporto segnala che l’andamento della sensibilità è molto influenzata dalla pressione dei media e dalla presenza di movimenti di protesta come dimostrano gli andamenti opposti tra il calo della percezione di pericolosità dell’effetto serra e l’aumento della sensibilità verso la minaccia dei cambiamenti climatici. Qualche differenza esiste anche tra le fasce d’età: i giovani sono più inquietati dalla riduzione della biodiversità mentre gli over 55 più attenti al rischio idrologico, ad esempio.
Il rapporto ricorda che c’è una stretta connessione tra la crisi ambientale e gli stili di vita. Si evidenziano, quindi, alcuni comportamenti ecocompatibili ed emergono alcune differenze nella nostra popolazione. In questo caso si rilevano forti differenze tra le aree territoriali: mentre al Nord i cittadini si è più attenti all’inquinamento acustico (il 52,4% fa attenzione a non adottare comportamenti rumorosi durante la guida) al Centro c’è una maggiore attenzione all’acquisto responsabile (il 39.3% legge le etichette dei prodotti che compra) e al Sud si sceglie di acquistare a chilometro zero (il 29,6% acquista prodotti locali).
La lettura del rapporto ci porta degli interroga sul nostro futuro e sulla capacità di cambiare i nostri atteggiamenti per invertire la rotta. Per questo occorre un impegno educativo verso la cura del creato, come Papa Francesco ci ha ricordato nell’Enciclica Laudato sì al n. 208: “L’atteggiamento fondamentale di auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità, è la radice che rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente, e fa scaturire la reazione morale di considerare l’impatto provocato da ogni azione e da ogni decisione personale al di fuori di sé. Quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società”.