Covid-19, “la risposta internazionale non è riuscita a garantire i diritti dei rifugiati”
Secondo un rapporto internazionale pubblicato oggi, la risposta globale alla pandemia non è riuscita a proteggere i diritti dei rifugiati malgrado gli sforzi straordinari degli attori locali e della comunità internazionale. Questa valutazione internazionale è stata condotta dall’Unhcr, dal Development Assistance Committee dell’Ocse e d altre istituzioni che fanno parte della Covid-19 Global Evaluation Coalition
Secondo un dettagliato rapporto internazionale pubblicato oggi, la risposta collettiva globale alla pandemia da Covid-19 non è riuscita a proteggere i diritti dei rifugiati malgrado gli sforzi straordinari degli attori locali e della comunità internazionale.
Questa valutazione internazionale , la prima del suo genere, è stata condotta dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, dal Development Assistance Committee (Dac, Comitato per l’aiuto allo sviluppo) dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e altre istituzioni che fanno parte della Covid-19 Global Evaluation Coalition.
Si tratta di una valutazione della misura in cui i diritti dei rifugiati (dall’accesso all’asilo, all’assistenza sanitaria e ai vaccini, fino alla protezione dei minori e dalla violenza di genere) sono stati protetti durante la pandemia.
“Le conseguenze più serie della pandemia per i richiedenti asilo e i rifugiati sono state le misure prese da decine di stati per negare il diritto di accesso e la richiesta di asilo nel loro territorio. Queste misure, mirate alla protezione della salute pubblica, hanno spesso avuto come risultato il ritorno forzato a situazioni di pericolo, in violazione delle leggi internazionali”, afferma l’Unhcr.
Le risposte degli Stati sono state ampiamente inadeguate per mitigare i rischi crescenti corsi dai rifugiati, dalla violenza di genere al peggioramento delle disuguaglianze in materia di istruzione, dalla protezione dei minori alla crescente xenofobia e alla scarsità dei vaccini.
“Ci siamo appellati alla vigilanza fin dall’insorgere dell’emergenza sanitaria globale, avvertendo che avrebbe messo alla prova l’impegno globale per la protezione delle persone costrette alla fuga - ha detto Gillian Triggs, assistente Alto Commissario Unhcr per la Protezione -. Questa valutazione ci dimostra l’estensione del danno. Contiene la prova evidente che la pandemia è stata usata per giustificare misure restrittive che hanno indebolito i diritti dei rifugiati. Dopo più di due anni, alcune di queste politiche e pratiche preoccupanti sono ancora in vigore”.
La valutazione, tuttavia, ha riscontrato anche dei risultati positivi, specialmente riguardo all’inclusione, alla cooperazione internazionale e alla condivisione della responsabilità. Si tratta dei principi alla base del Global Compact sui rifugiati, dichiarati dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2018.
La valutazione ha sottolineato sforzi straordinari degli attori locali e della comunità internazionale nel sostegno ai rifugiati e ai richiedenti asilo. Ha valutato con favore le innovazioni riguardanti le attività da remoto, che hanno permesso di proseguire molti servizi fondamentali per i rifugiati nonostante il lockdown e le restrizioni agli spostamenti.
L’inclusione sanitaria è stata fondamentale nel contrastare la trasmissione del virus. La maggior parte dei paesi ha esteso ai rifugiati la copertura dei piani vaccinali nazionali. Ma il nazionalismo vaccinale ha ostacolato l’acquisizione e la distribuzione dei vaccini nei paesi a medio e basso reddito, che nel 2021 ospitavano l’84% dei rifugiati.
“La pandemia da Covid-19 ha messo alla prova fino al limite la capacità e la volontà degli Stati di mantenere gli obblighi e le responsabilità internazionali nei confronti dei rifugiati - ha detto la presidente del Dac dell’Ocse, Susanna Moorehead -. I donatori del DAC hanno incrementato i loro sforzi durante la pandemia, aumentando fino a livelli record l’Official Development Assistance. Ma nonostante le risorse aggiuntive, questa tempestiva valutazione dimostra che dobbiamo lavorare meglio insieme e superare il divario tra assistenza umanitaria e sviluppo. Uno sviluppo efficace, di impatto e trasparente è più necessario che mai in tempi di crisi globale”.
Per prevenire e affrontare le violazioni dei diritti dei rifugiati in conseguenza della pandemia, il rapporto formula sei raccomandazioni ai governi, alle istituzioni della protezione internazionale e alle organizzazioni delle Nazioni Unite. Fra queste, il rafforzamento della preparazione e la garanzia della continuità dei servizi di protezione essenziali, nonché la formazione delle autorità nazionali e di frontiera sul rispetto del diritto internazionale sui rifugiati in caso di pandemie future.