Confidiamo nel Natale. Se le famiglie torneranno a festeggiare assieme speriamo possano cogliere anche le opportunità educative delle feste
Il Natale è sempre preceduto dall'affanno, consumato nelle ultime incombenze e nei mille preparativi, ma torna anche a proporsi come una rinnovata sospensione allo scorrere inesorabile del tempo.
Molte aspettative per questo Natale.
Solamente un anno fa ci accingevamo a festeggiarlo in solitudine a causa delle restrizioni della pandemia. Niente cenone per la Vigilia, nessun pranzo in pompa magna per il 25. Un Natale in tono minore, con il nucleo essenziale della famiglia raccolto e reso più fragile dall’emergenza sanitaria. Nelle case di qualcuno ancora era fresco il ricordo della perdita dei cari o dell’esperienza della malattia, persino del ricovero.
I nostri ragazzi prendevano una pausa dopo mesi di Didattica a distanza e isolamento forzato. Alcuni di loro feriti nell’animo e desiderosi di poter riabbracciare i propri coetanei. Altri resi più consapevoli e tenaci da quell’esperienza così privativa.
A distanza di un anno certi ricordi sbiadiscono e paiono quasi inverosimili, ma l’ansia di festeggiare e tornare a riunire le famiglie in lunghe tavolate tradisce il senso di sbigottimento che ci è rimasto dentro e la voglia di reagire alla sciagura.
Speravamo di uscire “meglio” da questa epidemia di Covid 19, magari con qualche insegnamento in tasca. E invece la delusione ci coglie quando, ad esempio, scorriamo le notizie che ci raccontano le occupazioni delle scuole da parte dei comitati studenteschi in nome di proteste che non comprendiamo, oppure osserviamo l’atteggiamento dei nostri figli che non ci sembrano affatto più consapevoli, ma solo più storditi dai social e dall’orgia consumistica che purtroppo le feste si portano dietro. Soprattutto ci delude lo stato d’animo generale delle persone, le tensioni sociali, la poca pazienza o tolleranza e l’inasprirsi del risentimento collettivo.
Il Natale è sempre preceduto dall’affanno, consumato nelle ultime incombenze e nei mille preparativi, ma torna anche a proporsi come una rinnovata sospensione allo scorrere inesorabile del tempo.
È il momento in cui ci illudiamo consapevolmente e proviamo ad aver fiducia, sollecitati da un contagioso entusiasmo.
Se le famiglie torneranno a riunirsi e a festeggiare assieme speriamo che possano cogliere anche le opportunità educative che questa festività offre, cercando di arginarne gli aspetti meno autentici. Potrà essere, infatti, un nuovo momento di incontro fra le generazioni e offrire spazio al dialogo, allo scambio, al piacere di ritrovarsi e rispecchiarsi nel volto dell’altro. Sarebbe bello potersi reciprocamente confidare desideri e fare in modo che diventino progetti comuni, timide prospettive in un futuro ancora molto incerto.
Il rischio più grande è che il Natale resti soltanto un “episodio”, una delle tante edizioni da fotografare e schiaffare sui social, svuotato di qualsiasi spessore.
C’è un forte disorientamento fra i giovani, soprattutto quelli che hanno un’età vicina a divenire adulta. Molti sono prossimi a scegliere i percorsi che li porteranno verso le loro professioni future, ma l’orizzonte è vago. Molti settori sono in crisi, altri stanno subendo importanti trasformazioni. Ci sono poi delle nuove possibilità, ma non ancora strutturate e del tutto comprensibili.
Dal punto di vista affettivo gli equilibri sono stati minati dal distanziamento e da un certo condizionamento legato allo stato di pandemia.
Il mondo virtuale è sempre più pervasivo, ha riempito le nostre solitudini e ha tenuto a bada le nostre paure, ma al contempo ci stordisce e ci sottrae alla realtà, che non andrebbe mai persa di vista, neppure quando è poco piacevole.
Difficile in questo contesto rintracciare la solidità dei valori a cui ispirare l’azione educativa, difficile trovare il canale di comunicazione efficace con i nostri ragazzi.
Confidiamo nel Natale, dunque, e cerchiamo di renderlo davvero un momento speciale in cui potersi guardare negli occhi e finalmente riconoscersi.