Cambio di paradigma: i giovani europei vanno a destra
Secondo l’indagine condotta da Fondapol (Fondation pour l’innovation politique) sull’auto posizionamento politico degli elettori, condotta in quattro grandi Paesi del Continente a maggiore connotazione occidentale (Germania, Regno Unito, Francia e Italia), si è evidenziato lo scivolamento a destra dell’opinione pubblica, ma soprattutto la variazione delle scelte giovanili nella fascia fra i 18 e i 34 anni. Nell’insieme dei quattro Paesi esaminati, i destrorsi tra i 18 e i 34 anni rappresentano il 41% dell’elettorato, poco più degli over 65 al 40%. Sul fronte opposto il 24% dei giovani si associa alla sinistra, mentre gli ultra 65enni sono fermi al 31%
I giovani europei pendono a destra. Ecco una di quelle notizie che non ti aspetti. Che contraddicono convinzioni sedimentate. Che smuovono i luoghi comuni.
Benvenuta, quindi, l’indagine condotta da Fondapol (Fondation pour l’innovation politique) un pensatoio francese fondato nel 2004, per auto-definizione “liberale, progressista e filo-europeo”. Nella sua rilevazione sull’auto posizionamento politico degli elettori, condotta in quattro grandi Paesi del Continente a maggiore connotazione occidentale (Germania, Regno Unito, Francia e Italia), Fondapol ha evidenziato lo scivolamento a destra dell’opinione pubblica, ma soprattutto ha scoperto la variazione delle scelte giovanili nella fascia fra i 18 e i 34 anni.
La grande novità: chi si auto posiziona a destra appartiene in gran numero alle nuove generazioni.
Nell’insieme dei quattro Paesi esaminati,i destrorsi tra i 18 e i 34 anni rappresentano il 41% dell’elettorato, poco più degli over 65 al 40%. Sul fronte opposto il 24% dei giovani si associa alla sinistra, mentre gli ultra 65enni sono fermi al 31%.
In sostanza, viene smontata la più classica delle vulgate, quella secondo la quale “si nasce rivoluzionari e si muore conservatori”. Il passaggio di secolo, con i suoi processi di globalizzazione, ha dunque portato con sé un cambio di paradigma.
Molti osservatori sottolineano che il combinato disposto dell’avanzare della precarietà esistenziale e lavorativa, insieme all’effetto pandemia, hanno fatto crescere la domanda di sicurezza personale e sociale.
Per non parlare delle paure legate all’immigrazione fuori controllo e alla penetrazione islamica. Queste criticità, dunque, sarebbero state più facilmente intercettate dalle destre europee rispetto a una sinistra oggettivamente in affanno e già soccombente nelle urne in Spagna e in Gran Bretagna. Dove il peso elettorale di questo voto destrorso dei giovani si è forse già manifestato nelle urne.
Certo, è troppo presto per considerare consolidata questa nuova geografia generale del consenso politico. Molte incognite, infatti, pesano sulla vita dei cittadini europei, a cominciare dall’esito finale della guerra al Covid e dalle condizioni economiche generali oggi “drogate” dai fondi europei del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
Ma torniamo ai giovani.
Innanzitutto bisognerebbe rispondere a tre domande.
La prima: a quale destra aderiscono? Alla vecchia destra ideologica dominata dalla triade “Dio, Patria e Famiglia”? Difficile racchiudere in questo “recinto” generazioni di giovani europei modellati dai social network, immersi nella secolarizzazione, bombardati dalla pubblicità progresso, vissuti dentro la cultura arrembante del gender, sempre più abituati all’immigrato della porta accanto. I profondi cambiamenti (se non sconvolgimenti) intervenuti nei venti anni che abbiamo alle spalle contano, eccome, anche per i giovani che si auto percepiscono di destra…
Seconda domanda: qual è l’orizzonte valoriale di questi giovani? Non si dovrebbe forse indagare sul modello individualista, figlio della globalizzazione, apertamente vincente in Occidente a scapito di quello solidarista e comunitarista? Forse questa destra giovanile è semplicemente più liberale e libertaria. In larghissima misura, democratica.
E infine: come la comunità ecclesiale si pone dinanzi a questa grande novità di posizionamento dei giovani, peraltro tutti (a prescindere dall’appartenenza politica) sempre più lontani, distinti e distanti dalla pratica religiosa e dalla frequentazione delle comunità ecclesiali?
Quale dialogo si ha con loro, quali valori si propongono, quale orizzonte di impegno si prospetta?
Domande ancor più urgenti in Italia, considerato che l’indagine di Fondapol evidenzia un dato:
il numero di elettori che in maggior percentuale si colloca alla destra dello schieramento politico si trova in Italia, con ben il 44% di destrorsi dichiarati.
Seguono il Regno Unito (40%), Francia (38%) e Germania (36%).
La domanda sul cosa fare, in chiave soprattutto culturale (prim’ancora che politica), interroga i credenti. Ci permettiamo solo di osservare che la risposta non dovrebbe essere necessariamente oppositiva. Meglio il dialogo sincero con tutti. A destra come a sinistra.