Ambiente e disuguaglianze. Ridurre le disuguaglianze e promuovere modelli di produzione ecologici vanno a braccetto
Una ricerca, coordinata dalla Bath University condotta su giovani di 10 diversi paesi, ha rilevato la sfiducia nel futuro di molti under 25 proprio a causa delle problematiche ambientali.
La celebrazione a Glasgow della Cop 26, dove i rappresentanti dei paesi di tutto il mondo si confrontano sulle strategie da adottare per risolvere i cambiamenti climatici, è stata l’occasione per evidenziare la stretta relazione tra ambiente e questione sociale. Invertire la rotta per fondare il sistema economico su uno sviluppo sostenibile richiede anche riequilibrare le distanze tra ricchi e poveri.
Ridurre le disuguaglianze e promuovere modelli di produzione ecologici vanno a braccetto. Lo evidenzia un rapporto Oxfam, intitolato Carbon Inequality 2030 e pubblicato proprio contemporaneamente allo svolgimento della Cop di Glasgow: si sottolinea che l’1% delle persone più ricche del nostro pianeta con i loro stili di vita continueranno, anzi aumenteranno il loro impatto ambientale, al contrario di quanto accadrà per la restante parte della popolazione mondiale. L’élite mondiale nel 2030 produrrà pro capite una quantità di anidride carbonica 30 volte maggiore rispetto a quanto sarebbe permesso per mantenere l’aumento delle temperature mondiali al di sotto dell’1,5 gradi centigradi, mentre il 50% dei più svantaggiati non avrà nemmeno la possibilità di sfiorare la soglia. L’1% della popolazione del mondo sarà responsabile del 16% delle emissioni totali.
Il Rapporto Oxfam ci ricorda così che costruire un modello di sviluppo equo e sostenibile non è soltanto un tema di politica tra le nazioni, ma anche una responsabilità di stili di vita e di consumi, di capacità di cambiare i sistemi di valori per riequilibrare le differenze.
A pagare lo scotto più alto delle conseguenze dei cambiamenti climatici in primo luogo sono quanti percepiscono redditi molto bassi. A questi si aggiungono poi i giovani. Le nuove generazioni sono quelle che subiranno gli effetti di medio e lungo periodo, se le cose non cambiano. Una ricerca, coordinata dalla Bath University condotta su giovani di 10 diversi paesi, ha rilevato la sfiducia nel futuro di molti under 25 proprio a causa delle problematiche ambientali: il 60% si è detto molto preoccupato, il 45% ha dichiarato che i sentimenti sul clima influiscono sulla propria vita quotidiana e più della metà del campione sostiene che l‘umanità sia condannata.
Si comprende come l’attenzione all’ecologia integrale – come l’ha chiamata papa Francesco nella sua Laudato Sii – diventi un tema cruciale non solo per il rispetto dell’ambiente, ma per affrontare la questione sociale di oggi e del futuro che tocca le vite dei più poveri e dei giovani.