Accogliere con intelligenza. Sarebbe necessario promuovere un percorso capace di inserire le persone nelle reti sociali
Una vera politica migratoria che guarda uno scenario più ampio dovrebbe partire da un’accoglienza intelligente, che permetta l’inserimento a quanti si impegnano per un progetto migratorio costruttivo.
Di migranti si parla sempre meno, il tema sembra offuscato dall’emergenza sanitaria. Eppure il futuro della nostra società passerà anche per questa strada. L’accoglienza e l’integrazione dei cittadini che provengono da altri paesi. La progressiva erosione delle fasce della popolazione in età attiva è la certezza demografica dei prossimi anni.
Sarebbe importante affrontare il fenomeno senza pregiudizi ideologici, perché i decisori politici saranno chiamati a conciliare le tensioni sociali – che sicuramente cavalcheranno la crisi sociale che si diffonde nel Paese – e un bisogno di risorse umane, alcuni istituti di ricerca – come l’Ismu ad esempio – hanno calcolato che nei prossimi anni avremmo bisogno di circa 100mila lavoratori qualificati l’anno, si pensi poi ad esempio alla domanda crescente nel settore della cura e in particolare dei nostri anziani.
In atto non si intravede nessun’invasione. Lo dimostrano i dati sulle richieste di asilo, ne sono state presentate oltre 26mila, l’anno precedente più di 43mila, per avere un confronto in Germania ce ne sono state circa 122mila, in Francia oltre 93mila, secondo i dati Eurostat 2020. Ad oggi, inoltre, ci sono 3,4 rifugiati su 1000 abitanti in Italia, in Francia il rapporto è di 6 ogni 1000, in Germania 14 su 1000.
Risultano in calo anche i cittadini che richiedono permessi di soggiorno che nei primi sei mesi del 2020 sono stati meno della metà, rispetto ai sei mesi del 2019. Un tema, invece, da tenere presente è la questione degli immigrati irregolari, che vengono stimati oltre i 648mila. Queste persone rimangono sul territorio italiano, ma vivono in un limbo. Teoricamente dovrebbero tornare nel loro paese o rinnovare i loro permessi, ma spesso sono incagliati in pratiche burocratiche, non riescono neanche a essere rimpatriati per gli alti costi dell’operazione a carico delle nostre tasche, e per la mancanza di accordi bilaterali con i loro paesi di origine. Sono una sacca che rischia lo sfruttamento lavorativo o peggio di cadere nelle maglie della criminalità. La soluzione arrangiata, per ora, è stata cadenzata dall’apertura di sanatorie, per permettere di “regolarizzarsi”.
Una vera politica migratoria che guarda uno scenario più ampio dovrebbe partire da un’accoglienza intelligente, che permetta l’inserimento a quanti si impegnano per un progetto migratorio costruttivo. Si dovrebbe promuovere un percorso capace di inserire le persone nelle reti sociali, fino ad arrivare alla modifica di una legge sulla cittadinanza ormai vecchia di 30 anni, perché velocizzare i processi di acquisizione di cittadinanza, per quanti ne avranno realmente diritto, sarà un tassello fondamentale per realizzare un processo efficace di integrazione.