Idee

Prepotente e violenta, l’ideologia è tornata ad avvelenare i pozzi della Storia e i giorni di vita degli europei. L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin il prodotto più efferato di una ideologia costruita negli ultimi 15 anni del nuovo secolo, dopo la grande illusione che tutti avevamo condiviso: l’abbandono definitivo delle ideologie del secolo scorso che avevano trovato una sintesi immaginifica nel crollo del Muro di Berlino, nell’ormai lontanissimo 1989. Trent’anni dopo scopriamo che l’ideologia è tutt’altro che morta e che si ripresenta, sotto nuove vesti, nel secolo nuovo. Con il rischio, più che mai reale, che alle idee sbagliate seguano scelte catastrofiche.

Nella campagna a est di Mosca, a circa 400 chilometri dalla capitale della Federazione russa c’è Karabanovo, un minuscolo paese, dove svetta il campanile della chiesa della Resurrezione del Signore che appartiene alla diocesi ortodossa di Kostroma. La comunità è guidata da padre Ioan Budrin: un parroco buono che parla e scrive di pace e di amore. La polizia lo ha fermato, interrogato, multato perché nella predica di domenica 6 marzo padre Ioan aveva sostanzialmente affermato, riferendosi alla guerra in Ucraina, che al di là di ogni valutazione politica “non possiamo infrangere il comandamento ‘non uccidere’ così facilmente”, spiegando anche che “i soldati russi stanno uccidendo i loro fratelli e sorelle in Cristo”.

L’Alto Commissario Onu per i Rifugiati fa il punto della situazione ed elogia il livello di solidarietà internazionale, che “dovrebbe essere d’esempio per tutte le crisi di rifugiati”. Il timore di rischi per la protezione di alcune persone: “Servono misure contro la violenza di genere, lo sfruttamento e il traffico di donne. Riconosciamo anche che i minori non accompagnati e separati ed i rifugiati Lgbtiq+ hanno esigenze specifiche”

"Pericoli si materializzano nei paesi confinanti, come Polonia e Romania, ma anche in Italia, dove ci sono le prime segnalazioni di annunci esca sui social network" ActionAid al lavoro su informazione e prevenzione e per garantire l’accesso ai servizi sanitari, sociali e sostegno economico

Papa Francesco ne aveva parlato già nel luglio del 2013 ai vescovi del Celam, in Brasile, in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Il vescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, divenuto successore di Pietro da appena quattro mesi, aveva centrato il suo intervento sulla missione, quella programmatica (compiere atti missionari) e quella paradigmatica (connotare in senso missionario tutte le azioni di ogni singola Chiesa locale).

«Tutti i miei amici sono lì. Chi è rimasto, ha scelto di restare: sono parte della resistenza, sono lì per il loro Paese. Un mio amico si è unito a un gruppo di 30, 40 civili e hanno fermato un carro armato russo con le loro mani, facendo ostruzione e mettendosi in segno di protesta. Sono storie singole, individuali, ma che hanno in comune la paura di non trovare più casa quando escono dai rifugi, il suono delle sirene ogni minuto, i bombardamenti continui».