Itinerario fidanzati. Occasione di scavo per le coppie
Non sono corsi, ma percorsi: inizi di strada insieme. Tra apertura e confronto
Sono quattro. Di domenica pomeriggio. Offerti dalla bella collaborazione con l’Ufficio di pastorale della famiglia e questa casa di spiritualità.
La sala è predisposta a cerchio. L’ingresso delle coppie ha un silenzio quasi scolastico, tipico del primo giorno! Sguardi scrutanti. Qualcuno è contento di essere in questa sala. Qualcuno scapperebbe. Probabilmente a qualcuno “tocca”, altri l’hanno scelto. Nella coppia succede anche questo! Otto incontri sembrano tanti: alla fine risultano pochi. Perché le coppie si aprono, collaborano.
Anche i più scettici entrano. Nulla è scontato e nulla diventa “predica”. Tutto è occasione di riflessione e di scavo. Persino la settimana che intercorre tra un incontro e l’altro, dove i dialoghi che le coppie hanno realizzato tra di loro diventano l’incipit del nuovo incontro.
Il rito del matrimonio scansiona il ritmo degli incontri. L’ingresso in chiesa: una porta da lasciare e da aprire in riferimento alla famiglia di origine e alla nuova famiglia. Il ricordo del battesimo: la rinuncia del male e la scelta del bene. La proclamazione della Parola: il nostro dialogo con tutte le sue complicazioni e astuzie. Il consenso matrimoniale: il sacramento del matrimonio e la bellezza della sessualità. I riti di conclusione: la nuova famiglia, i figli e la loro educazione. L’intreccio tra il rito e la vita fa aprire la mente e i cuori dei partecipanti.
Non ci teniamo a chiamarli “corsi”: non si tratta di apprendere un’arte che produce un attestato.
Sono “percorsi”: inizi di strada insieme. Qualcuno pensava di sapere già, in realtà si trova di fronte a questioni mai aperte con il proprio partner.
Anche il più risoluto o la più recalcitrante all’esperienza, trova un contesto familiare che permette l’apertura e il confronto sincero sulle diverse questioni.
Qualcuno che lo sta facendo nell’imminenza del matrimonio così si esprime: «Pensavamo di conoscerci. Ancora non lo possiamo dire. Siamo davanti a una scelta grande. Quello che vorremmo consigliare come sposi imminenti, è di poter compiere questo percorso molto prima del fatidico giorno. Perché bisogna essere liberi di rimettere in discussione, di scavare verso la verità, di poter rivangare i propri terreni ed entrare nel giardino dell’altro come fosse la prima volta».
«Quando si parla di maternità mi fa paura il futuro. E se mi viene detto che non potrò avere figli? Se ci verrà comunicato che il figlio ha una sindrome che non riesco ad accettare? Cosa significa cristianamente scegliere in quei momenti?».
«Siamo grati a questi percorsi perché ci hanno fatto vedere la Chiesa nei volti di chi ci ha accompagnato, due coppie e un sacerdote. Molto umani. Schietti. Contenti però! La sentivamo un po’ distante e anche… antipatica con tutti i suoi divieti.
Siamo stati aiutati a comprendere che la vita, tutta, compresi i nostri corpi, è sacramento. Su questo dobbiamo camminare ancora molto. Non pensavamo che la convivenza avesse a che fare con “l’ignoranza della fede”! Nessuno ce l’aveva mai detto. Ci era stato detto che era un peccato e basta. Ora… abbiamo la responsabilità di come impostare la nostra vita da credenti conviventi... e ci vogliamo provare!».
Una grazie di cuore a Dio per tutto quello che Lui muove segretamente in queste persone che arrivano così e partono dopo averlo anche incontrato.
Un grazie all’Ufficio di pastorale della famiglia che si è addossato l’onere dell’organizzazione dei diversi percorsi. E un grazie grande alle famiglie e ai sacerdoti che per otto domeniche hanno offerto il loro tempo per l’edificazione delle future famiglie cristiane.