Madonna Pellegrina. Accoglienza condivisa: l’impegno della parrocchia con l’associazione Popoli Insieme
Madonna Pellegrina L’impegno della parrocchia con l’associazione Popoli Insieme. Sono oltre settanta, dal 2016, le persone richiedenti protezione internazionale che hanno trovato casa in due appartamenti della parrocchia. La comunità si è attivata per favorire l’integrazione
Se il mondo bussa alle tue porte, se sei cristiano rispondi. Dall’estate 2016, in sette anni, sono oltre settanta le persone richiedenti protezione internazionale che hanno trovato accoglienza, per brevi o lunghi periodi, nella parrocchia di Madonna Pellegrina negli appartamenti gestiti dall’associazione Popoli Insieme. Mentre i media e la politica sembrano alternare periodi di conclamata emergenza migratoria a periodi di silenzio e disinteresse, nelle comunità concrete questi macrofenomeni assumono continuamente le fattezze delle singole persone, con le loro storie, i loro vissuti e i loro desideri, ma anche di chi, volontari delle associazioni come Popoli Insieme o semplici parrocchiani scelgono di fare un tratto di strada insieme con quei fratelli arrivati da lontano e ora “prossimi”, con tutta la forza che il Vangelo dà a questo aggettivo. «La parrocchia – racconta Paolo Sattanino di Popoli Insieme – ci ha permesso di utilizzare questi due appartamenti ristrutturati per l’occasione qualche anno fa. Poi, con la comunità e gli scout, abbiamo gestito il benvenuto alle prime accoglienze». Negli anni la vicinanza della parrocchia si è manifestata in modi molto differenti: «Quando sono arrivati i primi ospiti – continua Sattanino – i bambini hanno disegnato le tovagliette per la loro prima colazione. Più volte, poi, gli scout hanno voluto aiutarci, ad esempio ridipingendo le inferriate del giardino, ma anche facendo conoscenza con gli ospiti: sono state tante le cene e le serate insieme». Un gruppo di amici che si trovava ogni lunedì sera per il calcetto ha coinvolto alcuni degli ospiti nelle loro partite. Negli anni si sono succeduti africani, ma anche afghani, con i quali alcuni parrocchiani mantengono i rapporti e continuano a insegnare al capofamiglia la lingua italiana. Di recente sono stati ospitati anche una famiglia di rifugiati ucraini: «La comunità si è attivata in particolare nell’accompagnamento dei bambini». Infine, nell’estate 2023, la presenza e l’amicizia con gli attuali ospiti provenienti dall’Asia ha persino dato il tema a una delle serate della festa parrocchiale, dedicata alla cucina del Pakistan e del Bangladesh, paesi di origine delle persone accolte. «Fin dall’inizio, l’idea che ha guidato noi tutti, associazione, parroco e parrocchiani – osserva Sattanino – è che il modo migliore di integrare le persone sia quello di inserirle in una comunità con delle relazioni già esistenti, nel quale ci possa essere un costante scambio di aiuti, di influenze e di esperienze. Nonostante le difficoltà, dovute anche alle diverse sensibilità in parrocchia, la chiave del successo è il contatto diretto con le persone che smonta le paure, i “sentito dire”, i pregiudizi». La costruzione di fiducia ha fatto persino sì che un “vecchio” ospite, uscito dall’accoglienza, conosciuto e apprezzato da tutti, ha potuto trovare la sua autonomia affittando un appartamento nello stesso complesso.