L’omelia della Messa della Notte di Natale del vescovo Claudio
L’omelia della Messa della Notte di Natale
Che cosa è questa grande luce che appare in mezzo alle tenebre?
Delle tenebre non sarebbe necessario parlarne: si tratta delle diverse crisi che, una dopo l’altra, ormai senza soluzione di continuità, dobbiamo affrontare: da quella finanziaria a quella ambientale, da quella migratoria a quella sanitaria, da quella energetica alla guerra. Sono crisi che se viste dalla parte dei paesi poveri diventano tenebra profonda, se viste dalla nostra parte e dalla parte dei poveri che abitano in Italia o qui a Padova, diventano scoraggiamento, disillusione, tristezza, e rischiano di generare tensioni sociali e instabilità. Ce ne parlano nelle modalità che sono loro tipiche anche i giovani.
In queste tenebre cerchiamo luce; abbiamo bisogno di luce, di orizzonti esistenziali, di sentieri e orientamenti spirituali; abbiamo bisogno di sostegno, di sicurezza, di sentirci sicuri e protetti. Un po’ di luce l’abbiamo cercata dalla politica: quella Italiana, quella regionale o dei singoli comuni; quella europea sempre più determinante anche se non ancora facilmente percepibile. Certe scelte politiche effettuate in occasione delle votazioni vengono più dal dissenso o dalla protesta che per adesione a valori politici e culturali sperando (sperare è ricerca di luce) in cambiamenti di fondo.
Sempre più spesso guardiamo alla politica mondiale in particolare a quella finanziaria. Ci informiamo di Stati Uniti, di Cina, di India come se da lì provenisse qualche raggio. Cerchiamo luce nella scienza alla quale ci siamo affidati durante la pandemia; anche nelle nostre malattie ordinarie o gravi il nostro primo pensiero è rivolto alla scienza medica: da lì ci aspettiamo una soluzione, di avere luce, di avere speranza. Un inno alla scienza e alla ricerca scientifica è ad esempio il nuovo ospedale della nostra città. Scienza e tecnica, ancora una volta, si uniranno per il progresso della nostra società e quindi per la realizzazione di un servizio di eccellenza.
Anche pensando all’attuale guerra in Ucraina, siamo dibattuti circa le scelte da sostenere: ulteriori finanziamenti per le armi o dialoghi politici e di mediazione? Ma tra un paese invasore e uno aggredito è possibile trovare una soluzione senza ritornare alle condizioni che esistevano prima dell’aggressione? Senza tecnica, scienza, politica, finanza non si trova né progresso né pace. Sono queste le componenti a cui guardiamo e da cui attendiamo un po’ di luce.
In tutto questo c’è un posto per la luce di cui stanotte cantiamo il rifulgere? C’è posto per la tenerezza e la fragilità di un bambino? Che cosa è questa grande luce che appare in mezzo alle tenebre?
Sì c’è posto, e si tratta di un posto importante, fondamentale, indispensabile a condizione che i nostri occhi cambino e osino guardare a ciò che scienza, tecnica, politica e finanza non sanno realizzare o conquistare: «l’essenziale è invisibile agli occhi», diceva Saint-Exupery, «non si vede bene che con il cuore».
Esiste uno stato di limitatezza nell’uomo e nel mondo, una profonda povertà, un cielo che nessuna torre potrà conquistare, un albero di cui non si può cogliere il frutto, un’età della vita in cui non si può generare: la sterilità di Elisabetta, la vecchiaia di Zaccaria, la verginità di Maria sono il racconto del nostro limite, del limite di ogni uomo e di ogni donna e della nostra società umana.
Non si tratta di declassare o di disprezzare la nostra intelligenza e le nostre capacità. Non può esistere un mondo senza politica, senza organizzazione finanziaria, senza ricerca scientifica e tecnica: all’impegno dell’uomo siamo debitori di tanti progressi fatti… ma ne dichiariamo l’incompiutezza.
Questa luce che appare nelle tenebre è altro: è dono, viene dall’alto, è generata non creata, è della stessa sostanza di Dio, è Dio da Dio, luce da luce.
Per questo nasce dalla verginità di Maria, dalla non partecipazione di Giuseppe, dalla sterilità di Elisabetta e dalla vecchiaia di Zaccaria.
Questa luce moltiplica e aumenta la gioia e la letizia del cuore e del mondo. Non spegne ciò che è umano e ciò che l’uomo ha in dote per migliorare il mondo ma lo porta alla sua piena bellezza e al suo vero senso.
Di questa luce hanno fatto esperienza i discepoli quando il Signore Gesù è risorto dai morti: Maddalena quando è buio lo cerca assetata della luce, Pietro e Giovani corrono al sepolcro attratti dalla sua luce, Maria di Magdala lo chiama Maestro, Rabbuni, e poi tutti insieme i discepoli, prima senza Tommaso e poi con Tommaso, a porte chiuse accolgono Gesù e di fronte a lui si inchinano dicendo “mio Signore e mio Dio”. Come noi in questa notte di fronte al mistero di questo intervento che come quello di pasqua squarcia i cieli e irrompe nel mondo!
In questo evento natalizio vediamo riflessa la grande luce della Pasqua. Questa grande luce di cui profetizza Isaia è la luce del Signore risorto!
E’ luce nuova, che scende dall’alto come dono, come luce per dare senso al nostro lavoro, alla nostra scienza e alle nostre alle relazioni che viviamo, ai nostri giorni, al nostro passato, al presente e al futuro.
Che i nostri occhi si aprano al fulgore della luce del bambino Gesù: Buon Natale!
Fonte: www.diocesipadova.it