I funerali di don Paolo Doni, un importante momento di Chiesa

Nel presbiterio della Cattedrale, la Chiesa stretta attorno al feretro di un prete e di un uomo che negli ultimi decenni ha offerto visioni e indirizzi chiari per il cammino della Diocesi di Padova. Le parole del vescovo Claudio, la presenza dei vescovi oriundi padovani, il riconoscimento delle autorità, il numero impressionante dei presenti. Dallo stile di don Paolo un viatico per l'annuncio del Vangelo oggi e nel futuro.

I funerali di don Paolo Doni, un importante momento di Chiesa

Non era uno qualsiasi, don Paolo Doni. Lo ha sottolineato il vescovo Claudio dell’omelia dei funerali, celebrati nella Cattedrale di Padova nella mattinata di giovedì 13 aprile. «Era veramente un convinto servitore della vita: tutti voi qui presenti sapete che lo faceva a causa di Gesù e del suo Vangelo, illuminato dalla Parola di Dio che traduceva con le parole degli uomini, con il linguaggio del nostro tempo entrando nei problemi soprattutto etici e sociali». «D’altra parte – ha aggiunto il vescovo rivolgendosi alle almeno mille persone presenti – noi tutti siamo testimoni della fede di don Paolo: in questo edificio ha presieduto la Santa Cena, ha rinnovato i gesti della donazione che Gesù ha fatto della sua vita per noi. Ha annunciato il Vangelo con parole di sapienza così come in tutte le sedi dove il Vescovo lo inviava o dove veniva richiesta la sua testimonianza e la sua riflessione». 

Si è concluso così il tempo del saluto della Chiesa di Padova a uno dei suoi preti più rappresentativi degli ultimi decenni. Vicario generale dal 2007 al 2016, amministratore diocesano tra gli episcopati Mattiazzo e Cipolla, ma anche vicario per l’apostolato dei laici, assistente dell’Azione Cattolica diocesana per un quindicennio, docente di teologia morale, presidente di Medici con l’Africa Cuamm, impegnato nella Fondazione Lanza: don Paolo Doni aveva rivestito con sapienza tutti questi ruoli fino alla serata di mercoledì santo, quando un malore lo ha colto al rientro in Casa del Clero dopo alcuni impegni. Lì sono iniziati i giorni dell’apprensione della famiglia e della Chiesa di Padova, finché, all’alba dell’8 aprile, Sabato santo, la situazione è precipitata a causa dell’estesa emorragia celebrale che lo ha colpito.

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All’estremo saluto erano presenti anche tre vescovi che hanno conosciuto bene don Paolo: Renato Marangoni di Belluno-Feltre, Giampaolo Dianin di Chioggia, Giampaolo Crepaldi già vescovo di Trieste, ora amministratore apostolico, in attesa dell'ingresso del nuovo vescovo. A loro si è unito spiritualmente mons. Antonio Mattiazzo, vescovo emerito di Padova che aveva scelto don Paolo come suo vicario generale, che ha inviato alla Diocesi il suo messaggio di cordoglio da Nazareth, dove risiede in questo periodo. 

La basilica era gremita di preti giunti da tutto il territorio diocesano, tra cui i due predecessori di don Paolo nel ruolo di vicario generale: mons. Mario Morellato e mons. Danilo Serena. Presenti anche moltissimi laici – da Pioene Rocchette al Montagnanese – che hanno avuto modo di conoscere e apprezzare il prete originario di Paluello, nel Veneziano, dove d’ora in poi riposerà. Nutrite anche le rappresentanze delle due comunità in cui mons. Doni è stato parroco: conserve e Bertipaglia. 

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Nei primi banchi i fratelli Francesca, Francesco Arnaldo e Luciano, i cognati e i nipoti. Sabrina Doni, nipote di don Paolo e sindaco di Rubano, all’inizio della celebrazione ha voluto ringraziare tutti i presenti per il «forte e caloroso abbraccio di centinaia e centinaia di persone» che lei e i suoi familiari hanno percepito in questi giorni. «Don Paolo ha scelto il Sabato santo per salutarci – ha detto ancora Sabrina Doni – e noi tutti siamo certi che ora lui è già in paradiso. Se l’è meritato in terra. Quanto ha amato, lottato, pregato e pianto per le fragilità dell’umanità e della Chiesa… il suo sorriso, le parole intrise di fede e saggezza, la sua umanità, il profondo amore per Dio Padre e per i fratelli resteranno sempre con noi».

Saluti e vicinanza sono giunti alla Chiesa di Padova, in questi giorni anche dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, da sindaco Sergio Giordani.

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Ampie le citazioni da parte del vescovo Claudio tratte dall’ultimo intervento di don Paolo, uno scritto pubblicato all’interno del volume Don Giovanni Nervo - Il Signore mi ha preso per mano voluto dalla Fondazione Emanuela Zancan e dalla Diocesi di Padova per il decennale della scomparsa del prete padovano fondatore di Caritas Italiana. «Nel parlare della spiritualità di don Giovanni, don Paolo ha lasciato intuire la sua spiritualità: sintesi vitale tra fede e vita, tra anima e corpo. Potremmo anche aggiungere tra cielo e terra. La vita è narrazione della fede e la fede forza per la vita, diceva di don Nervo e diceva di sé». E poi ancora: «Anch’io ho conosciuto don Paolo così: non svolgeva un compito, non parlava di teologia ma viveva la fede nella Pasqua di Gesù là dove era, in una piena sintesi vitale tra fede e vita: a scuola, in parrocchia, tra i ricercatori scientifici, nei mille servizi che ha svolto, nei confronti con la politica, con i problemi sociali. Era un uomo di Dio, libero ed intelligente: esercitava la sua responsabilità di uomo senza distinzione rispetto ai suoi doveri di presbitero».

Un intervento, quello sulla spiritualità di don Nervo, che spaziava dai documenti del Concilio fino all’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. Un condensato di conoscenza e umanità che mancherà molto alla Chiesa di Padova, ma che le dà contestualmente il viatico verso il futuro. L’annuncio del Vangelo, sempre più, avrà bisogno di approfondimento, calore umano, libertà interiore, campi in cui don Paolo eccelleva.

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