Benedetto XVI. L'omelia del vescovo Claudio: "Ha sempre servito la Verità con mitezza"

Benedetto XVI. «Che le mani del Padre – ha sottolineato papa Francesco nell’omelia delle esequie – trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo che ha sparso e testimoniato nella sua vita». Mons. Cipolla: «Mancherà la sua testimonianza»

Benedetto XVI. L'omelia del vescovo Claudio: "Ha sempre servito la Verità con mitezza"

Dedizione grata, dedizione orante, dedizione sostenuta. Il dono di sé, la sequela di Cristo del pastore che offre la sua vita per il gregge che gli è stato affidato, «un continuo consegnarsi nelle mani del Padre». L’omelia che papa Francesco ha tenuto in piazza San Pietro lo scorso giovedì 5 gennaio, durante i funerali del papa emerito Benedetto XVI, è una sintesi della vita di Cristo a partire dalle sue ultime parole: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito», così come al versetto 46 del capitolo 23 del Vangelo di Luca. «Il Signore, aperto alle storie che incontrava lungo il cammino, si lasciò cesellare dalla volontà di Dio, prendendo sulle spalle tutte le conseguenze e le difficoltà del Vangelo». Una dedizione che, in uno dei consueti trittici di papa Francesco, si sviluppa in dedizione grata «di servizio al Signore e al suo popolo che nasce dall’aver accolto un dono totalmente gratuito»; dedizione orante «che si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare e l’invito fiducioso a pascere il gregge»; e infine dedizione sostenuta «dalla consolazione dello Spirito, che sempre lo precede nella missione: nella ricerca appassionata di comunicare la bellezza e la gioia del Vangelo», ma anche «nella testimonianza feconda di coloro che, come Maria, rimangono in molti modi ai piedi della croce». «Anche noi – ha proseguito Francesco – saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita». È nella comunione spirituale della Chiesa che il Popolo di Dio, «accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore. Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde».

Gratitudine, ma anche la conferma della comunione tra la Chiesa di Padova e la Chiesa di Roma, al cuore della messa a suffragio del papa emerito Benedetto XVI che il vescovo Claudio Cipolla ha presieduto sabato 7 gennaio a Santa Giustina, basilica e comunità monastica «che hanno come riferimento san Benedetto, patrono d’Europa ed iniziatore
del monachesimo in Occidente, di cui il papa emerito aveva scelto il nome». Nessuna opinione, commento o rilettura del pontificato di Joseph Ratzinger, ma la volontà di ritrovarsi insieme per pregare per lui: «Il primo motivo è che la nostra Chiesa diocesana – ha spiegato mons. Cipolla – è in profonda comunione con la Chiesa di Roma e con i suoi vescovi, i nostri papi, i quali la presiedono durante il tempo che passa. La comunione con il Santo Padre, a cui teniamo e che confermiamo, ci educa a partecipare e a sentirci parte della vita universale della Chiesa». Il vescovo ha ricordato i tanti missionari fidei donum della Chiesa di Padova, gli oltre 450 missionari, nati nella Chiesa padovana, che operano in ogni parte del mondo nelle Congregazioni religiose e negli istituti missionari: «Di tante altre iniziative missionarie il legame con la Santa Sede è fondante. Non c’è missione senza comunione fraterna». All’elenco si aggiungono i presbiteri diocesani a servizio negli uffici vaticani: «Faccio questi riferimenti non per ostentare i nostri meriti, ma per dire che l’esperienza concreta spesso anticipa e approfondisce anche la consapevolezza dei principi che la sostengono e la motivano». Una memoria per confermare un legame in un momento di sofferenza: «Mancherà la testimonianza di Benedetto XVI e ci consoliamo a vicenda con le parole della fede ricordando soprattutto che nella comunione dei santi Benedetto continuerà la sua intercessione per noi». Mons. Cipolla, che a Roma ha reso omaggio alla salma del papa emerito, esprime nuovamente la sua gratitudine: «Il popolo di Dio che è in Padova rende grazie al Signore Gesù. Egli ci ha donato Benedetto XVI, e con le stesse parole di papa Francesco glielo affidiamo: “Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce”». Benedetto XVI, per mons. Cipolla, «non ha cercato la sua gloria ma quella di Dio, servendo la verità anche quando subiva incomprensioni. Molti non comprendendo il suo magistero lo hanno denigrato durante il suo pontificato, ma nei loro confronti Benedetto è stato sempre capace di mitezza, di mitezza evangelica, mitezza che parlava della sua fortezza interiore, della sua onestà, della sua fede. Soprattutto in questi ultimi anni, ritirato nel monastero, ha servito nel silenzio la comunione e l’unità della chiesa testimoniando a tutti la signoria di Dio nella sua vita personale e nella Chiesa nelle cui forti mani essa è collocata, come Benedetto ci ha insegnato».

Il papa emerito riposa nella tomba di Roncalli e Wojtyla
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Dopo i funerali che si sono svolti in piazza San Pietro giovedì 5 gennaio, la salma del papa emerito Benedetto XVI – riposto in tre bare: cipresso, zinco e rovere – è stata sepolta nelle Grotte Vaticane nella stessa tomba che per decenni ha conservato prima le spoglie mortali di san Giovanni XXIII e poi di san Giovanni Paolo II, entrambi ora nella basilica di San Pietro.

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