Salmo 136. Anche oggi possiamo cantare che “il suo amore è per sempre”

Ogni cristiano può vivere questa preghiera aggiungendo al canto della memoria, tutte le occasioni, tutti gli eventi, le Epifanie, ovvero le manifestazioni della misericordia del Signore nella sua vita.

Salmo 136. Anche oggi possiamo cantare che “il suo amore è per sempre”

“Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre” (v. 1). Così si apre il Salmo 136 – chiamato Grande Hallel – un inno di rendimento di grazie, in forma litanica che, nella tradizione liturgica ebraica, si recita ogni sabato mattina e ha un posto di rilievo nelle grandi feste di Pasqua, delle Capanne e di Capodanno. Il canto è composto da 26 distici, in cui il primo verso è recitato dal solista e il secondo, come un ritornello, recitato da tutta l’assemblea: “Perché il suo amore è per sempre” Ventisei volte, una cifra che corrisponde al valore numerico del Nome JHWH, come se questo brano biblico anticipasse la sintesi di tutto il Nuovo Testamento, ovvero che “Dio è amore” (1Gv 4, 8.16). Anche questa volta, domando alla mia coscienza se davvero sia in stato in grado nella mia vita di pregare così e se soprattutto lo sarò, durante la prova più dolorosa, sotto la croce, quella che io come tutti posso aver in parte già intravisto, ma comunque mi aspetta come soglia e feritoia per accedere alla vita piena che il Signore mi ha promesso. Eppure, Gesù deve aver recitato proprio questo salmo, dopo l’ultima cena, prima di andare nell’orto degli Ulivi, prima di vivere il momento più angoscioso della sua esistenza, alla vigilia della sua passione e morte. Anche nel buio, anche nel non senso, nella sofferenza, magari con un filo di voce, magari piangendo… con la forza della Chiesa, oppure nell’intimità nascosta di una camera, saper lodare Dio, cantare la sua bontà, riconoscere che la sua misericordia è per sempre. Comprendere che fin dal primo giorno della Creazione, un Dio Creatore ci ha amati per primo, senza necessità, senza aver alcun bisogno di noi, se non quello, appunto, di amarci e donarci il mondo: “Lui solo ha compiuto grandi meraviglie, perché il suo amore è per sempre. Ha creato i cieli con sapienza […] Ha disteso la terra sulle acque […] Ha fatto le grandi luci […] Il sole […] La luna e le stelle, per governare la notte (vv 4-9)”. Proprio nei momenti di crisi, quando sono sfiduciato, deluso, o angosciato; quando il male fisico o spirituale, quello mio o di chi amo, sembra prendere il sopravvento e non avere alcuna fine o soluzione… Quando sono davvero tentato di non fidarmi più di tale amore, perché non mi sembra affatto durare “per sempre”, la fede – la mia, per debole che possa essere e quella dei fratelli che intercedono per me – mi invita a ricordare, a fare memoria profonda e onesta di tutte le volte in cui il Signore mi è stato vicino, mi ha preservato dal male, mi ha sottratto alla morte del peccato, mi ha perdonato; tutte le volte in cui mi ha salvato. “Colpì l’Egitto nei suoi primogeniti […] Da quella terra fece uscire Israele […] Con mano potente e braccio teso, perché il suo amore è per sempre. Divise il Mar Rosso in due parti […] In mezzo fece passare Israele […] Vi travolse il faraone e il suo esercito […] Guidò il suo popolo nel deserto, […] Colpì grandi sovrani, […] Diede in eredità la loro terra (vv. 10-22)”. Ecco gli episodi della storia della salvezza che il popolo di Israele ricorda e che sono diventati parte del popolo che è oggi la Chiesa in Cristo. “Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi […] Ci ha liberati dai nostri avversari” (vv. 23-24), così che ogni cristiano può vivere questa preghiera aggiungendo al canto della memoria, tutte le occasioni, tutti gli eventi, le Epifanie, ovvero le manifestazioni della misericordia del Signore nella sua vita. Infine: “Egli dà il cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre” (v. 25). Un verso eccezionale perché include non solo ogni uomo e ogni donna che da sempre ha solcato questa Terra – credente o meno – ma anche ogni animale, dal gigantesco al minuscolo. Un numero così infinitamente grande che la mente stessa non riesce a visualizzarlo, ma nello stesso tempo un concetto semplicissimo, perché ciascuno di noi conosce nel suo corpo la sensazione della fame fisica e nel suo spirito la fame d’amore. Ecco, Dio è, in ultima istanza, Colui che ci dà da mangiare e Gesù ha dato compimento a questa definizione profetica: Lui è Parola fatta carne, lui ha scelto proprio il pane quotidiano e lo ha reso segno della sua vita donata interamente e per sempre agli uomini, nell’Eucarestia. Allora sì, anche oggi possiamo cantare che “il suo amore è per sempre”. Lo cantino i bambini, giocando sulle spiagge, o tuffandosi fra le onde. Lo cantino i giovani, riconcorrendosi nei prati in montagna. Lo canti chiunque guarda l’orizzonte in un paesaggio mozzafiato. Lo cantino i genitori di un neonato venuto alla luce. Lo cantino gli sposi che sono immagine col loro amore che “per sempre” è possibile, anche qui sulla terra. Lo cantino le famiglie, icona della Trinità, amore per sempre in circolo. Lo cantino i nonni – di cui il Papa ha voluto celebrare solennemente la preziosità – e, in particolare quegli anziani che, per Grazia, hanno raggiunto novanta o più anni, fatti di saggezza, generosità e offerta delle fatiche che l’età comporta. Lo canti ogni credente anche per chi non crede e un giorno misteriosamente le parole di questo salmo saranno sulla bocca di tutti.

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Fonte: Sir