Rapporto sulle povertà di Caritas Ambrosiana. Donne, minori, immigrati, occupati: l’indigenza cambia volto
Redditi insufficienti a coprire le esigenze familiari; donne e immigrati particolarmente segnati dall’indigenza; minori “fattore di fragilità”. E pur in un periodo di lenta ripresa economica e occupazionale, anche chi lavora fatica ad arrivare alla fine del mese. Sono alcuni degli elementi che emergono dal Rapporto sulle povertà nella diocesi, presentato oggi nella sede di Caritas Ambrosiana.
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Il Rapporto “declina in chiave ambrosiana le informazioni pubblicate martedì, su scala nazionale, da Caritas Italiana, e anticipano – come è stato spiegato da Paolo Brivio, dell’ufficio stampa di Caritas Ambrosiana – alcuni approfondimenti tematici, che saranno presentati in autunno”. Nel corso della conferenza stampa sono stati presentati anche i dati salienti del Bilancio sociale Caritas 2022. Il Rapporto è stato illustrato e commentato da Elisabetta Larovere, di Caritas Ambrosiana e coordinatrice dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse, e da Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.
Il Rapporto parla di “povertà che si espandono, in un contesto di ripresa economica e occupazionale. La quale, evidentemente, è per molti, ma non per tutti”. La nuova edizione dell’indagine è stata realizzata elaborando i dati raccolti, nel 2022, a proposito di 14.619 persone (+5,1% rispetto al 2021), aiutate da 137 centri d’ascolto territoriali (12.266 utenti) e 3 servizi diocesani (2.353 utenti), sparsi nell’area metropolitana di Milano e nelle province di Varese, Como (in parte), Monza-Brianza e Lecco.
“Il robusto campione delle quasi 15mila persone oggetto della rilevazione (che non esaurisce l’universo degli individui ascoltati e aiutati, in diocesi, dalla rete Caritas, la quale nei territori ambrosiani opera tramite 397 centri d’ascolto) è caratterizzato – si legge – da una prevalente e crescente presenza di donne (61,4%, +14,5% rispetto al 2021) e di immigrati (60,9%, +12,7% rispetto al 2021, soprattutto a causa del forte afflusso di profughi ucraini)”.